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AMT/ERTL 1:25 - Mako Shark
Mako Shark - GM Corvette XP755
Questa vettura ha una madre e un padre: la Corvette SS XP64 del '56 e Bill Mitchell.
La SS nasce grazie a Zora Arkus-Duntov (nato Zachary Arkus), ingegnere belga trapiantato in America, dopo vicissitudini varie, e fulminato dalla presentazione della EX122, la prima Corvette, al Motorama del 1953. Zora si propone alla GM con un programma evolutivo sulla motoristica della Corvette ed è talmente convincente che viene assunto.
In breve tempo Zora convince i vertici dell'azienda che con la vettura di serie è impossibile contrastare lo strapotere di Ferrari e Maserati alla 12 ore di Sebring, e si getta nella progettazione della XP64. Ne verrà fuori un oggetto strabiliante, tecnicamente e stilisticamente, che darà il via ad una serie di Corvette Speciali delle quali la "nostra" Mako Shark è parte integrante. Per la cronaca, la SS non otterrà mai i risultati sperati a causa di ripetuti guai meccanici, pur dimostrando elevatissime doti prestazionali, e verrà accantonata definitivamente nel 1958, quando la GM deciderà di eliminare dal proprio portafoglio qualsivoglia impegno a sfondo racing.
Nel 1959 le prime avvisaglie di ciò che accadrà a breve si hanno con la XP87, la Stingray Racer, che l'allora vice presidente del settore design, Bill Mitchell, sviluppa col suo team, all'insaputa dei vertici dell'azienda, nel famoso "studio X": uno scantinato adibito a "officina delle idee". La vettura è una sorta di Fenice risorta dalle ceneri della XP64 alla cui progettazione partecipa anche Larry Shinoda, che sarà il firmatario delle stilo della Mako Shark.
Dopo prototipi d'altro tipo si giunge al 1961 e all'idea di Mitchell di trasferire le linee dello squalo Mako su un nuovo progetto automobilistico, e in modo particolare la colorazione della sua "pelle"; Mitchell ne ha un esemplare, da lui stesso catturato, esposto in bella vista nel suo ufficio. Il progetto si basa ancora una volta sulla precedente XP700 ma lo stlista Shinoda, pur riproponendo stilemi già percorsi, concepisce ancora una volta una strabiliante concept, la XP755. Riesce anche a portare a compimento con risultato eccellente l'effetto richiesto da Mitchell, quello di ricreare la colorazione naturale dello squalo Mako: l'auto è azzurra con la sfumatura bianca sulla "pancia". Il prototipo originario, quello presentato nel '61, è provvisto di cupolino trasparente e specchio retrovisore a periscopio. In seguito l'auto verrà riproposta in veste "cabriolet" con differente cofano anteriore e interni rivisitati. Venne, inoltre, rinominata Mako Shark (poi ancora Mako Shark I quando venne proposta la Mako Shark II - XP830 nel 1965).
Nel frattempo tutta questa serie di prototipi darà vita, parallelamente, alle Corvette di serie, a partire dalla C2, e segnerà il corso della Corvette, e quindi della storia dell'automobile.
In alto: la SS XP64 del 1956 e la XP87 "Stingray Racer" del 1959
In basso: la XP755 del 1961 e la seguente versione "scoperta" nominata "Mako Shark"
AMT-Ertl
La AMT - Aluminum Model Toys - produce modelli promozionali in scala 1:25 dal lontano 1948; inizialmente in alluminio e con l'utilizzo delle vernici originali dei modelli riprodotti e in seguito, a partire dagli anni '60, in plastica precolorata (in alcuni casi sono state utilizzate le vernici originali anche per questi modelli). I modelli proposti hanno interessato tutti i maggiori produttori automobilistici americani; auto d'ogni tipologia, camion, veicoli custom ed esemplari tratti da film, televisivi o cinematografici I modelli della AMT sono destinati in origine alle concessionarie, agli showroom, e ai "Garage" delle case automobilistiche, che li usano come gadget promozionali o regali per i loro clienti. In seguito ha inizio la commercializzazione vera e propria di modelli in plastica, sia già completati o preassemblati, sia in kit, e in alcuni casi con aggiunta di motori a molla. I primi modelli hanno particolari in alluminio, sostituiti poi da parti in plastica cromata. Col tempo suscitano ampio interesse modellistico ed entrano nella cerchia dei collezionabili. Oggi, quei modelli, hanno un discreto valore sul mercato delle aste modellistiche.
Dopo varie successioni la AMT viene acquisita dal marchio Ertl nel 1983. Anch'essa americana mantene, fortunatamente, la precedente produzione di modelli in plastica, sia "finiti" che in kit. Oggi sono entrambe parte del megagruppo giapponese Takara-Tomy che ne mantiene, a sua volta, l'anima originaria.
Il Modello
Questo modello riproduce la versione "cabriolet" della XP 755, quella presentata in un secondo tempo e nominata Mako Shark, con variazioni che riguardavano il cofano anteriore e gli interni. Confrontando il modello con le foto della vettura reale sembra possibile affermare che la riproduzione in scala è azzeccata, sia nelle linee generali, ovvero nel rispetto dei volumi stilistici, sia nei particolari che appaiono ben definiti, ivi compresa la famosa verniciatura sfumata tipica dello squalo Mako. In altre parole questo AMT/Ertl "moderno", come anche gli altri modelli della stessa serie, mantiene inalterate tutte le principali caratteristiche dei suoi avi nella configurazione più semplice: è un modellino in plastica in scala 1:25, privo di aperture, senza ruote sterzanti e senza "fronzoli" ma, come i predecessori, ha una notevole qualità costruttiva e, cosa assai importante, è una riproduzione assai fedele nelle forme e nei particolari primari; ha inoltre una riproduzione dettagliata del fondino, particolare non trascurabile visto che per avere lo stesso risultato, normalmente, bisogna andare su prodotti di costo assai più elevato. Il mercato di questi modellini è quasi esclusivamente americano, o giù di lì, (le vetture riprodotte del resto sono tutte yankee), e il costo al quale è possibile acquistarli è spesso inferiore a quello di un giocattolo per bambini (seppur negli ultimi tempi i costi di spedizione dagli USA siano divenuti proibitivi e ne rendano quasi impossibile l'acquisto). Facile capire che è una collezione economicamente "possibile", tecnicamente interessante e sicuramente esente da possibile metalfatigue (of course!) semprechè piacciano le vetture americane e si superino i preconcetti della plastica e delle aperture ... chiuse!