altri modelli

Centauria 1:8 (kit) Ferrari 250 GTO

Centauria 1:8 (kit) Ferrari 330 P4

 

DeA 1:10 (kit)

Ferrari Enzo 

EG ShockingLine Lectric System 1:20 Alfa Romeo 33.3.TT Prototipo

 

Ebbro 1:24 

Porsche 911 Carrera RS 2.7

 

 

BBurago 1:24

 

Hot Wheels 1:24

(exMebetoys)

 

 

Polistil 1:25

 

Politoys 1:25

Herbie & Scorpion

RC2 1:24

Dodge NHRA

AMT/Ertl 1:25

Mako Shark

 

Signature 1:32

Nash Healey

Pininfarina

 

Bang 1:43

Dino 246 GTS

 

Corgi Toys 1:43

 

Corgi e Vanguards 1:43

 

DetailCars 1:43

FIAT 600D

Ford Genuine Parts 1:43

 

Thunderbid

Coupè 1955 &

Thunderbird

Sports Roadster 1962

IXO 1:43

FIAT 690 T1

Minichamps 1:43

BMW Z8

James Bond

Minichamps 

1:43

Lamborghini Countach LP400S

 

Minichamps 1:43

Iso Grifo 7 Litri

 

NEO 1:43

Infiniti FX50S

 

Politoys 1:43

Alfa Romeo

1750 GS Zagato

serie/n° M532

 

Politoys 1:43

MB 230 SL

serie/n° M503

ProgettoK 1:43

Cofanetto

MM Ferrari

Ed. Lim.

 

 

Solido 1:43

Bisarca Renault

n°521 11/74

 

 

Norev 1:54

 

 

Brekina 1:87 FIAT 600 Multipla Vigili del Fuoco

2Ruote

 

1:10

1:24

Cataloghi

APS Politoys-Polistil...Bruder...

Burago...Detail Cars...Dinky Toys

Jouef Evolution...

ProgettoK... 

Rivarossi...

 

altri temi e oggetti

 

 

 

 

 

 

Polistil Cassaforte P51

Polistil Scatola Commerciale

 

museo di 

Automobili a Mougins (F)

automodelli dal museo di Giocattoli a Sintra (foto e catalogo)

 

 

 

 

 

 

 Michel Vaillant

 

 

 

tracciati slot

 

 

 

 

 

                 GT5

 

 

 

 

obiettivamente

 

 

 

 

The Mooncalf

pensieri in parole

Io

Disteso, pancia algida

marmo rosa di un corridoio

casa dei nonni e dei nipoti

spensieri giocosi con ruote di gomma

sportelli, cofani, bagagliai apribili

e poi al volante, corse sfrenate,

Nivola e cavallini sotto il casco di velluto

sogni grandi, persi in grandi sogni.

Flash accecanti della gioia di belle giornate

confuse dal tempo e mai tornate

Alessandro, 1963 - Roma

Perchè questo sito

 

Quando presi coscienza di cosa significava collezionare modellini alcuni uomini erano appena stati sulla Luna, e molti altri sicuramente a Woodstock.

Di lì a pochi anni il mondo cambiò veramente ma non per merito della scienza, né dello spettacolo, bensì per effetto della guerra del petrolio.

Gli anni del boom economico, tanto grande quanto falso, erano tristemente finiti e imprigionati nelle domeniche vietate alla circolazione degli automezzi, alla chiusura anticipata dei cinema e delle trasmissioni televisive, e al risparmio energetico generalizzato.

 

Anche i modellini cambiarono e divennero più semplici, più giocattolosi si dice oggi, me ne resi conto guardando quelli che oggi sono gli attuali, agognati, obsoleti e che, fortunatamente, erano ancora tra i miei compagni di giochi preferiti.

Non poteva essere diversamente essendo nato figlio di un meccanico che mi aveva, evidentemente, passato geni automobilistici che avevano preso il sopravvento su ogni altro interesse, fin dai miei primi giorni di vita.

Ogni aspetto che potesse avere a che fare con qualcosa che si muovesse sulla terra spinto da un propulsore, e che avanzasse sospeso su ruote o simili, era per me un attrazione irresistibile; con una netta preferenza tuttavia per le automobili e le motociclette. Di ogni fatta e specie.

 

Non era come oggi che i ragazzini hanno mille giochi e molti di essi virtuali.

Io avevo le macchinine, le piste elettriche, il trenino e ben poco d'altro.

Cosa c'era di meglio che giocare con le copie quarantatrè volte più piccole delle auto che vedevo sfrecciare o sbuffare per le strade guidate dai grandi, sia stata essa una Ferrari piuttosto che una Topolino? E cosa poteva darmi più gioia che ricreare con esse le scene di ipotetiche gare, o più semplici e spettacolari incidenti, lanciando i modellini lungo il corridoio di casa o simulando manovre di parcheggio e scontri, come li chiamavo allora, per incroci passati senza rispettare la precedenza?

 

Con la pista elettrica, la Policar, ci giocavo appena mia madre mi permetteva di montarla, ogni volta una lotta. Nei sogni, quelli a occhi aperti, c'era la Scalextric, poi uno zio viaggiatore mi regalò una Aurora, la Policar dei bambini yankee; purtroppo smise di funzionare dopo poco e fu impossibile trovare i ricambi.

 

Il trenino, Rivarossi, era del babbo e quindi intoccabile; salvo vederlo sbuffare una domenica ogni tanto quando il Grande Vecchio attrezzava il salone con il grande tavolo 3 metri per 2 con gambe a scomparsa sul quale viaggiavano due treni in contemporanea.   

Poi c'erano i giochi di contorno e fra questi i preferiti erano i soldatini che erano i miei amici dell'estate al mare, tra le dune di sabbia, le trincee, i castelli di sabbia bagnata e i Panzer che avanzavano sparando palle distruttrici; le macchinine nella sabbia si sarebbero rovinate e avrei rischiato di perderle, i soldatini di plastica, comprati a buste dal giornalaio, erano per me, sebbene affascinanti, giochi stagionali a fondo perduto; ero troppo pacifista per frequentarli tutto l'anno!

 

Ecco, dicevo, presi coscienza di cosa significava collezionare modellini e cominciai così a distinguere sugli scaffali della mia cameretta i modelli più “importanti” (alcuni son riuscito a distanza di decenni a ricomprarli), i Dinky Toys, i Corgi Toys, la serie M della Politoys e così via, dai più semplici modellini che cominciavano a fare capolino nei negozi e che purtroppo non avevano più interni in vellutino, sette aperture, fari strass e pneumatici in gomma ma aperture limitate, interni semplificati, fari in plastica e, cosa peggiore fra tutte, ruote fuse in un sol pezzo in plastica, spesso con disegno del cerchio orribile e uguale per modelli diversi; le tristemente famose “ruote veloci”.

Ricordo che tra le ruote veloci le uniche che ancora oggi sono bellissime a vedersi sono le Sputafuoco della Mattel-Mebetoys; ma forse perchè nascevano, si, per essere lanciate su una pista però avevano carrozzerie con tante aperture e qualità di dettagli degne di un buon die-cast di livello (erano del resto delle Mebetoys della serie A in versione bruciapista). Ero letteralmente innamorato della Ferrari Can-Am di quella serie che avevo affiancato all'altrettanto bella 512S Pininfarina; e la Miura rosso cangiante faceva parte del poker di Miura che troneggiava al centro di uno dei ripiani della libreria: EdilToys, Politoys, Mebetoys, Mattel-Mebetoys, una visione!

 

... nel frattempo montavo e smontavo la Policar, modificavo le slot, inventavo circuiti; fino a creare un mostro con due motori … che poi corresse meno dell'originale è un dettaglio trascurabile! ...

 

Poi arrivarono le grandi scale; la Politoys con le 1:25 della serie M e S, Carabo, Scarabeo, Abarth 2000 (le ho ricomprate tutte) ecc., la Martoys poi Burago, e ancora le meteore della Edison Giocattoli conosciute come Shocking Line in scala 1:20 con luci e cerchi smontabili (anche di queste ne ho ricomprata una, l'Alfa Romo 33TT3) e tanti altri marchi stranieri.

Intanto i modellini in 1:43 crescevano di numero e ad essi si affiancavano le piccole Matchbox e Majorette comprate quasi giornalmente; gli amici spendevano i pochi soldi della paghetta per la merenda o per il giornalino mentre io entravo all'emporio, così si chiamava allora il negozio che vendeva un po' di tutto, e compravo il blister della Majorette ... poi leggevo il giornalino di Paolo e davo un morso alla merenda di Fabio!

Ed iniziai con i kit, quelli in plastica della Tamiya, della Revell, della Heller e della Protar, alla quale attingevo in particolar modo per le motociclette ma della quale ricordo di essermi avventurato nel montaggio di una stupenda Ferrari 312B con particolari incredibili quali addirittura pistoni, bielle e albero motore “funzionanti”; l'avventura fu generata dall'assenza dei fogli delle istruzioni per il montaggio!!

 

... la Policar intanto subiva continui ritocchi e modifiche, allungamenti di tracciato, vetture nuove, tentativi di slot a trazione anteriore e altre diavolerie varie ... 

 

Arrivarono i kit in metallo; dapprima i più semplici Solido, praticamente dei die-cast smontati da rimontare, poi i primi kit “veri” dei quali uno è ancora oggi con me, un semplice Yaxon che montai così come “scatola l'aveva fatto”, cioè senza apportare alcuna miglioria, e ce ne sarebbero volute molte, un ostico John Day, i primi kit in assoluto, fino a qualche BBR e un Tameo in tempi meno lontani.

Poi vennero le 1:18 e la Camargue della Burago fu la prima che comprai all'emporio della piazza di Ladispoli, località balneare dove passavo le vacanze estive; nella sua confezione stile scrivania con portabiglietti da visita - così era venduto il primo esemplare uscito - color oro metallizzato il modello, oggi molto ben quotato. Uno dei modelli della mia corposa collezione smarrita che son riuscito a ricomprare oggi, seppur in versione meno pregiata, tentando di recuperare parte della mia storia.

Cambiavano i tempi e con essi anche i modellini che diventavano prima più semplici e, spesso, meno curati, accattivanti e con meno aperture, poi sempre più grandi e con dettagli mai visti prima nei modelli più piccoli, anche se dall'aspetto sempre più vicino al giocattolo che non all'automodello. La costante di tutta la storia fu comunque sempre la passione originaria per i modellini in scala 1:43 che era, ed oggi nuovamente è, il centro del mio mondo collezionistico.

 

Arrivarono quindi tempi diversi, interessi nuovi, e poi le donne, il lavoro, i problemi, la vita adulta insomma, e tutto venne chiuso in un cassetto.

Un cassetto che purtroppo quando fu riaperto si mostrò desolatamente vuoto, o quasi. Solo pochi, meno di dieci pezzi fra i cento e cento, erano rimasti con me e nessuno dei più cari, al cuore e alla tasca.

Qualche sporadico acquisto di piccolo conto e di scarso valore ogni tanto “accadeva” ma nulla di serio e di continuo, come fossero lampi di luce nel buio, attimi di presenza di un pensiero comatoso. Poi, alcuni anni fa, complice l'inizio di una raccolta di modellini da edicola, sono rientrato nel mondo che lasciai così colpevolmente e da allora la mia passione è sbocciata nuovamente e ancor più intensa, anche perchè più consapevole.

 

Oggi tento di ricomporre, almeno in parte, la mia collezione smarrita e contemporaneamente ne costituisco una nuova fatta di modellini più moderni ma che abbiano un'anima, un filo che li leghi filosoficamente agli obsoleti di allora, ai quali affianco modellini che acquisto più semplicemente perchè mi piacciono, perchè sono vetture a me gradite o modellini che mi colpiscono per qualche particolarità o che ritengo abbiano una qualità superiore alla media. Comunque sia e qualunque sia il modellino, che segua o meno un filo conduttore unico, un tema principale, una collezione specifica, l'importante è che mi doni un'emozione, così come me ne donavano quelli che facevo sfrecciare lungo il corridoio della casa “dei nonni e dei nipoti”.

Perchè so che può far sorridere chi non riesce a staccarsi da terra neanche una volta nella propria vita neanche per un centimetro, chi è fermamente convinto che ogni età abbia i suoi doveri e che i giocattoli rientrano nei diritti dei soli bambini, chi è certo che confondere l'essere serio con l'essere omologato non sia atteggiamento che gli appartenga. Perchè so che molta gente non conosce l'importanza del giocattolo e altrettanta non ha il coraggio di manifestare il proprio interesse per esso.

Io non me ne vergogno e lo dichiaro, sono felice di provare ancora oggi certe sensazioni e di non volerle nascondere. Perchè sono parte della mia vita trascorsa, delle mie giornate di bambino e di ragazzo; hanno fatto lavorare il mio cervello, l'hanno mantenuto vivo, stimolato, incuriosito, hanno creato occasioni di aggregazione con altri bambini e anche, perchè no, di litigi, di gioco con i miei fratelli, di interesse comune con mio padre, di lotte continue con mia madre che non capiva quanto io ci tenessi, di scuola pratica della manualità fatta sul campo montando e smontando migliaia di pezzi, modificando e scambiando parti, inventando cose nuove, anche assurde, ma vive e piene di inventiva. Fanno tutt'ora parte del bagaglio dei miei ricordi, quindi fanno parte di me come il giorno della prima comunione, il primo amore, il matrimonio, il figlio, e tutte le altre gioie e dolori della mia vita. Perchè sono in me, sono quindi parte di me.

 

Ecco perchè non sono solo modellini.